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USA, con le elezioni di Midterm l’agenda climatica di Biden può continuare

nov 21, 2022

La tenuta dei democratici alle elezioni di medio termine consente all’amministrazione Biden di portare avanti l’agenda climatica a favore delle energie rinnovabili proposta per il mandato. Ma le nuove misure annunciate alla COP27 rischiano di tradursi nell’ennesimo fallimento della lotta alla crisi climatica.



Il rischio di una vittoria repubblicana alle scorse elezioni di Midterm ha fatto vacillare anche la tenuta delle politiche dell’amministrazione Biden su clima ed energia. Tuttavia, con i risultati definitivi che vedono i democratici mantenere il controllo del Senato grazie alla rielezione di Catherine Cortez Masto nello Stato del Nevada, la Casa Bianca potrà continuare lungo la strada tracciata nei due anni di mandato.

 

Semaforo verde, dunque, anche per l’Inflation Reduction Act, la più consistente iniziativa economica e industriale della storia americana in favore delle energie rinnovabili e della transizione energetica. 369 miliardi di dollari finanzieranno infatti numerose misure nell’arco di 10 anni al fine di sviluppare fonti green, politiche di efficienza energetica e riduzione delle emissioni, veicoli elettrici. Una parte dei fondi sarà poi destinata all’estensione dei crediti di imposta e all’incentivo delle tecnologie pulite (inclusi eolico, fotovoltaico, pompe di calore e batterie di accumulo).

 

Inoltre, i programmi Production Tax Credit (PTC) e Investment Tax Credit (ITC) – i motori fiscali che hanno reso possibile la crescita dei grandi investimenti in parchi eolici e solari – verranno prorogati per ulteriori 10 anni.

 

Secondo gli analisti, il piano di Biden consentirà un aumento della potenza eolica e fotovoltaica di oltre il 40% entro il 2030, con 155 GW di capacità aggiuntiva e investimenti addizionali per 270 miliardi di dollari nei prossimi anni.

 

Per quanto concerne le emissioni, l’Inflation Reduction Act si pone l’obiettivo di tagliare circa il 40% di CO2 entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Ciò permetterebbe agli Stati Uniti di avvicinarsi al target degli accordi di Parigi sul clima del 2015, secondo cui è necessario ridurre le emissioni del 50-52% entro la fine del decennio.

 

Un eventuale ribaltamento in senso repubblicano alle elezioni di Midterm avrebbe pertanto messo a rischio o quantomeno rallentato gli aiuti finanziari per il clima e le energie rinnovabili, riportando il Congresso verso le posizioni del precedente inquilino della Casa Bianca Donald Trump, negazionista della crisi climatica e fautore dell’uscita degli USA dagli Accordi di Parigi – a cui ha prontamente ri-aderito il presidente Biden poco dopo l’elezione.


Recentemente, nel discorso alla COP27 di Sharm el-Sheikh Biden ha rimarcato come gli Stati Uniti raggiungeranno i loro obiettivi per la riduzione delle emissioni entro il 2030, contribuendo altresì ad evitare l’inferno climatico richiamato dal Segretario Generale ONU Antonio Guterres.

 

A tale scopo, Biden ha proposto un raddoppio fino a 100 milioni di dollari del contributo americano all’Adaptation Fund, il Fondo per le misure di adattamento climatico. Similmente, verrà aggiornato il piano nazionale per ridurre le emissioni di metano con un investimento pari a 20 miliardi di dollari – che verranno utilizzati per migliorare gli impianti del comparto oil&gas e bonificare i pozzi esauriti. Infine, un pacchetto di 500 milioni di dollari in collaborazione con Germania e Unione Europea finanzierà la transizione energetica in Egitto attraverso la realizzazione di 10GW di rinnovabili entro il 2030.

 

Resta in dubbio la possibilità che i programmi di Biden vengano effettivamente messi in pratica senza cedere a compromessi con una forte lobby fossile, che punta ad avere autorizzazioni più rapide al fine di potenziare gasdotti, terminali Gnl e infrastrutture. È da considerare infatti il forte aumento delle esportazioni di gas naturale liquefatto verso i mercati UE, in ginocchio per la crisi energetica, così come il sostegno del Presidente stesso al ruolo crescente degli USA nello scacchiere internazionale delle forniture energetiche – in contrapposizione alla Russia di Putin.

 



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